È ormai entrato nel senso comune della comunità professionale il fatto che gli psicologi sarebbero troppi, un cavallo di battaglia (un po’ trito) cavalcato da tutti i Presidenti degliOrdini degli Psicologi, quale che sia la sigla di categoria di riferimento (C&P, AUPI o AltraPsicologia).
In conseguenza di ciò, si stanno mettendo in atto a livello universitario e ordinistico una serie di misure mirate a rendere l’accesso e lo svolgimento della professione, progressivamente più difficili. Tutte le sigle convergono nel rendere la vita più dura agliaspiranti psicologi, così come ai colleghi.
A livello universitario si è assistito ad un incremento significativo delle tasse universitarie, all’inserimento, in molte facoltà, del numero chiuso per i corsi di laurea diprimo livello e di un esame di accesso ai corsi di laurea magistrale, alla pianificazione di orari di lezione che obbligano gli studenti a permanere in facoltà per giornate intere, all’inasprimento dei criteri selettivi per l’esame di Stato.
Tutti provvedimenti, piuttosto che premiare i più meritevoli, mettono in difficoltà gli studenti appartenenti alle fasce sociali più svantaggiate: coloro i quali non si possono permettere le tasse universitarie o devono lavorare o hanno famiglia e non possono dedicare intere giornate alla frequentazione di corsi strutturati in modo irrazionale. Provvedimenti atti a selezionare sì, ma non a beneficio dell’utenza, dato che non si mettono gli
studenti in condizione di frequentare le lezioni e i laboratori esperienziali e quindi imparare meglio.
A questo punto, noi PROFESSIONISTI potremmo concederci del sano egoismo, fare spallucce e dirci un rassicurante: “noi siamo laureati” e giustificare questo pensiero così: “non c’è lavoro per noi figuriamoci per loro!”.
- Ma è davvero così? Chi è già “IN”può ritenersi al sicuro? I liberi professionisti sanno bene come esercitare la professione sia un po’ come svegliarsi tutte le mattine nella savana: non importa se si è leoni o gazzelle, bisogna subito iniziare a correre.
Oltre alle difficoltà insite nella professione, ci si mettono anche gli Ordini che, piuttosto che incentivare la domanda di intervento psicologico e prendere misure che agevolino l’esercizio della professione, hanno incrementato ulteriormente ladifficoltà dell’esercizio della professione:
La riforma dell’art. 5 ha reso un vero e proprio illecito disciplinare la violazione dell’obbligo formativo, come a dire che seognuno di noi non dimostra di aver partecipato a corsi di aggiornamento ogni anno, può incorrere in una sanzione disciplinare.
La riforma dell’art. 21 ha reso qualsiasi attività di formazione che faccia riferimento a contenuti di derivazione psicologica a persone che non sono studenti di psicologia o psicologi, una GRAVE violazione deontologica.
- Il nostro Ordine ha effettuato una riforma del regolamento disciplinare che prevede che il Consiglio voti la sanzione
disciplinare a partire da quella più alta proposta. - Tutte misure che complicano di gran lunga la vita ai colleghi e che daranno vita a “una svolta epocale” nella nostra professione, nel senso dell’inasprimento dei rapporti in seno alla categoria, esacerbando la tendenza già in atto a fare della deontologia un terreno di scontro tra colleghi, senza ledere minimamente il proliferare delle tanto vituperate professioni “pseudo-psi”.
D’altra parte, gli Ordini sono stati in questi anni incapaci di incidere significativamente a livello istituzionale per tutelare la nostra professione sempre più ostracizzata e tartassata dalla pressione fiscale:
gli studi di settore rilevano una forbice sempre più ampia tra gli standard stabiliti e gli effettivi redditi dei colleghi; - i nostri studi sono equiparati agli studi medici che smaltiscono rifiuti speciali e quindi l’AMA applica l’aliquota massimasulla tassa dei rifiuti.
Siamo fermamente convinti che promozione e tutela della professione siano due aspetti che vadano di pari passo: tanto più faremo conoscere il valore della nostra categoria e del bagaglio culturale che ci è proprio, tanto più saremo in grado di conquistarci un ruolo centrale nella società, costruendo lavoro per tutti, generando benessere nelle persone e uscendo da logiche di selezione e competizione sia all’interno della categoria sia verso le professioni limitrofe con le quali finalmente potremo sviluppare rapporti di collaborazione interdisciplinare.
Chiediamo a tutti i colleghi di votare per intero la nostra lista per tentare una SFIDA nuova: fare in modo che il più grande Ordine degli Psicologi d’Italia si impegni in programmi di promozione della professione e di sviluppo della cultura psicologica.
Chiediamo a tutti di votarci per verificare l’ipotesi che informare e sensibilizzare si
rifletterà in un incremento di lavoro per tutti noi psicologi.
SFIDACI ad attuare questo programma chiaro ed ambizioso: VOTA tutta la lista Sipap e sostienI il nostro programma alle prossime elezioni dell’Ordine Lazio – 10, 11, 12 gennaio 2014.