La moglie del soldato – assistenza psicologica ai familiari dei militari

Il Dipartimento americano per gli Affari dei Veterani definisce un’invalidità causata dal servizio militare “una malattia o un infortunio insorti durante o aggravati dal servizio militare.”. 
L’avvocata Stacy Bannerman, autrice di un libro ” When the War came home“, racconta im prima persona lo stato di abbandono in cui vengono invece lasciate le famiglie dei militari, sole con i propri traumi.

Stavo correndo su un tapis roulant poche settimane dopo che il comando di mio marito aveva ricevuto l’ordine di una seconda missione in Iraq.

La consulente militare e della vita familiare mi suggerì di fare più esercizio fisico e praticare la respirazione profonda, questo mi avrebbe aiutata a ridurre lo stress e l’ansia, e a darmi le capacità di auto-cura necessaria per affrontare un altro anno con  mio marito in guerra.

Forse non avrei dovuto svolgere le due cose insieme, llo stesso momento ma la consulente non lo specificò, e io non glielo chiesi. Le chiesi invece se avesse mai vissuto una assegnazione, No: era una civile,  non aveva idea di cosa significasse.

Allora mi misi a correre e a respirare, aumentando la velocità e la pendenza. Di corsa, per la vita di mio marito, fino a quando sul tapis roulant cominciai a piangere disperatamente. E non la smisi più, non potevo fermarmi, non potevo smettere di correre, di singhiozzare, non potevo far tornare mio marito.

Non posso arrestare un altro infinito anno di isolamento dalla famiglia, dagli amici, dalla comunità. Un altro anno di doppi e tripli controlli a porte che so bene di aver chiuso a chiave – una cosa che non avevo mai fatto prima d’ora.

Non posso fermare le prossime 48 settimane di ricognizione notturna per le auto strane che sostano sulla mia strada, e i momenti in cui il mio cuore salta un battito quando vedo un veicolo scuro, familiare diretto verso casa mia.
Mi odio per questo, per tutto. La preoccupazione, la debolezza e la paura, la rabbia, i traumi causati dal servizio nei coniugi dei militari sono sempre ignorati.

Suicidio, ansia, depressione grave, stress, disturbi dell’adattamento, disturbi del sonno, problemi di gestione della rabbia,  isolamento sociale potenzialmente pericoloso per la vita, disperazione e disperazione non sono più solo traumi dei veterani.
Benvenuti nella realtà del coniuge del militare del 21° secolo. Ecco cosa ha raccontato una di loro, testimoniando davanti alle commissioni congiunte della Oregon State Veteran’s, nel mese di maggio 2010:

Vorrei poter stare seduta qui davanti a voi oggi, e dirvi che essermi messa nei panni di mio marito ha reso la mia personale esperienza con il primo dislocamento di Stephan più facile in qualche modo…, ma non posso. Essere un membro della famiglia di un soldato in missione è molto, molto più difficile che essere in missione.

In un’assemblea in municipio tenuta a giugno, Deborah Mullen, moglie del presidente del Joint Chiefs of Staff, ha parlato dei gravi problemi di salute mentale che colpiscono le famiglie dei militari.
Sebbene le questioni di salute mentale siano state ben studiate e siano stati svilupati trattamenti mirati per quelli che ritornano dalla guerra, la documentazione e i trattamenti per le famiglie dei militari, in particolare per i coniugi, sono rari.

Deborah Mullen racconta che un sacco di coniugi di personale in servizio attivo le dicono di soffrire di “depressione, ansia, insonnia e rabbia … [e sono] letteralmente incapaci di alzarsi la mattina per portare i figli a scuola.”
Vautazione Preliminare delle Esigenze di Riadattamento del Personale Militare, i Veterani e le loro Famiglie (Accademia Nazionale delle Scienze, 2010):

Alcune ricerche hanno rilevato che i coniugi … “sembrano sviluppare ansia mentale o traumi a seguito di esperienze prima, durante e dopo la assegnazione del membro in servizio”. (Mansfield, 2010) … Secondo i due criteri di analisi, uno ampio e l’altro rigoroso, coniuge e membri del servizio riportano analoghi livelli di depressione e disturbo d’ansia generalizzati.

L’esercito offre un servizio di counseling on-line, ma io sono già abbastanza isolata. Scrivere sulla tastiera come mi sento a qualcuno che, per quanto ne so, potrebbe benissimo essere l’equivalente dello Psychic Friends Network (servizio telefonico di counseling attivo negli USA negli anni 90 ndt), non è così attraente. 

Molti hanno richiesto medicine, che possiamo avere tanto noi quanto i nostri figli. Dal 2003, il numero dei figli di militari che hanno cercato consulenza sulla salute mentale in ambulatori è raddoppiato, e il disagio dei genitori sui coniugi non in missione è uno dei principali fattori predittivi della depressione nei figli dei militari.

I coniugi sono il fulcro della famiglia: siamo noi che sosteniamo i nostri soldati durante l’assegnazione, che ci prendiamo cura dei bambini, e siamo i principali sostenitori e assistenti pagati dei nostri veterani. Quasi il 70 per cento di noi conserva il posto di lavoro. Se c’è un Esercito di Uno (famoso slogan usato durante la campagna per l’arruolamento tra il 2001 e il 2006, ndt), non è il soldato, con tutti i suoi strumenti, la tecnologia, la preparazione e il supporto; è il coniuge che resta a casa.

Sono stanca di sentir parlare della sorprendente resistenza dei coniugi dei militari, come se io, in qualche modo, avessi fallito non emergendo indenne da sette anni di guerra, e più di tre anni senza mio marito. Anche gli elastici sono resistenti, ma con il tempo e l’uso, perdono la loro capacità di tenere insieme come hanno sempre fatto. Quando si tirano oltre i loro limiti, si spezzano. E così è stato per i coniugi dei militari che hanno commesso o tentato il suicidio negli ultimi anni.

Secondo tutti gli indicatori, i coniugi militari stanno soffrendo significativi disabilità connessa al servizio, ma ci sono pochi programmi culturali su misura per soddisfare le nostre esigenze, e la VA (Veteran Health Administation, ndt) non ha un mandato per LORO. 

Ho avuto la consulenza civile e una prescrizione, ma non riuscivo a trovare in nessuno dei opuscoli, delle brochure, delle presentazioni PowerPoint forniti dall’esercito. Questi documenti mi dicevano cosa aspettarmi dal, e come prendermi cura del,  mio soldato veterano, ma offrivano molto poco per affrontare i miei traumi da servizio.
Ho dovuto cercare e imparare attraverso tentativi ed errori ciò di cui avevo bisogno per continuare  vivere – la guerra. Perché ciò di cui non avevo bisogno era di correre più veloce da sola su un tapis roulant che non mi portava da nessuna parte

Assistenza ai militari: accordo tra Guardia di Finanza e Consiglio Nazionale Ordine degli Psicologi

 Il 18 maggio 2009 è stato firmato a Roma dal Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen. C.A. Cosimo D.Arrigo e dal Presidente del Consiglio Nazionale dell.Ordine degli Psicologi (CNOP), Giuseppe Luigi Palma, un Protocollo d.Intesa per accrescere la cultura del benessere e lo sviluppo della qualità della vita in ambito militare.

Una partnership privilegiata per proporre un’offerta organica e qualificata di prestazioni psicologiche e psicoterapeutiche ai militari – in servizio e in congedo – ed ai loro familiari. Lo scopo è quello di rafforzare le attività di assistenza e protezione sociale realizzate dalla Guardia di Finanza. 

Le prestazioni saranno erogate dagli psicologi iscritti alla sezione A dell’Albo degli psicologi e dagli psicologi autorizzati all’esercizio dell’attività psicoterapeutica ai sensi degli artt. 3 e 35 della Legge 56/89, che manifesteranno la volontà di aderire al presente Protocollo d’Intesa. 

Leggi il comunicato stampa 

Leggi il protocollo 

Approfondimenti:

Afghanistan: the show must go on?

In Afghanistan siamo in “missione di pace”? Ecco quello che le televisioni non vi dicono…e non vi mostrano

http://www.womeninthecity.it/index.php?option=com_content&view=article&id=215:vivere-la-guerra-da-casa&catid=122:life&Itemid=91

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Una risposta

  1. Sofia ha detto:

    Quanto ne avrei bisogno..anche solo di parlare con qualcuno che possa comprendere quello che provo a causa di tutti i cambiamenti che sono avvenuti da quando il mio fidanzato ha deciso di arruolarsi!
    è già passato più di un mese da quando è stato mandato a quasi 800 km di distanza da casa e vivere aspettando una sua chiamata non è semplice!
    Tornerà a Roma tra circa 3 settimane fortunatamente,ma questo periodo non è facile perchè parlare con gli amici o con i nostri genitori non è semplice come lo sarebbe se potessi sfogarmi con qualcuno che si trovi nella mia stessa situazione!
    È per questo che credo che sia necessario un appoggio e un’assistenza per noi mogli,madri,padri,mariti,fidanzati,fidanzate e figli dei militari!
    La legge di cui si parla qui non è sufficiente..perchè il dramma lo proviamo anche noi che stiamo a casa ad aspettare una chiamata o un “Qui va tutto bene” per SMS,sicuramente ineguagliabile al dolore di una morte o di un invalidità,ma si tratta sempre dei nostri cari che parliamo e non sapere cosa fanno e soprattutto se stanno bene..bhè non è facile da affrontare da soli!

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