Afghanistan: L’incubo del ritorno
AFGHANISTAN: L’INCUBO DEL RITORNO
RISCHIO SUICIDI TRA I REDUCI BRITTANICI
di papaveri in Musa Qala, Afghanistan, 28 marzo 2009, foto REUTERS – Omar Sobhani
Previsioni allarmanti sugli effetti post-traumatici da stress dei soldati inglesi di ritorno dall’Afghanistan
LONDRA – Sette anni di guerra. Sette anni di combattimenti in Afghanistan per l’esercito di sua maestà. E la guerra adesso presenta il conto alla patria Inghilterra. Un conto salato: le lacrime di una generazione di giovani soldati mandati al fronte spesso poco più che ventenni, e oggi reduci psicologicamente provati. E’ preoccupante l’allarme relativo all’aumento dei casi di suicidio lanciato da una recente ricerca della Università di Manchester (una sintesi in Inglese). I giovani reduci sotto i 24 anni risultano essere tre volte piu’ inclini al suicidio rispetto ai coetanei in patria.
Anche sulla base di questi dati, il leader tory David Cameron e il ministro ombra per la Difesa, Liam Fox, sostengono che non si faccia abbastanza per assistere i militari che rientrano in patria. I due membri dell’opposizione sottolineano inoltre che, sia per la guerra delle Falkland sia per la Guerra del Golfo, furono di più i militari che si sono tolti la vita al rientro dal fronte, che quelli caduti durante i conflitti.
Si calcola che 264 reduci delle Falkland si siano suicidati, dalla fine della guerra, mentre gli uomini morti sul campo furono 255, rende noto un’associazione di veterani. Nel 1991, durante la Guerra del Golfo, morirono 24 soldati britannici, ma 169 reduci da quel conflitto sono morti per ”atti autolesivi intenzionali”. David Hill, responsabile di un’associazione benefica che opera nell’assistenza ai reduci, sostiene che ”sono dovuti passare in media 14 anni prima che molti reduci si convincessero a chiedere aiuto per disturbi legati a sindrome da stress post-traumatico”. ”Le cifre sono molto preoccupanti – ha detto Fox al quotidiano Independent – temo che, data l’intensita’ delle operazioni in corso in Afghanistan, si stia costruendo una bomba ad orologeria”.
Un problema, questo, con il quale si sono dovuti confrontare gia’ gli Stati Uniti che a più riprese hanno attivato e aggiornato programmi di assistenza per i militari di rientro da guerre, dall’intervento in Iraq in particolare. Il governo britannico risponde oggi all’opposizione affermando che ”sono stati fatti grandi progressi, sia rispetto ai trattamenti per i disturbi mentali che per ridurre il disagio associato alla richiesta di aiuto”, ha detto il sottosegretario per i reduci, Nav Kapur. (fonte ANSA).
http://www.multivisione.info/2009/07/afghanistan-lincubo-del-ritorno-rischio.html